Intervista al Prof. Corrado Malanga
Potrebbe spiegare ai nostri lettori cosa sono le abductions?
"Con questo termine anglosassone si definisce una situazione nella quale un essere umano racconta di essere stato catturato da entità aliene di vario genere, sovente alla presenza di militari di
questo pianeta. L’adduzione avviene non solo di notte ma in qualsiasi momento della vita. La tecnologia che sta dietro queste situazioni è sicuramente molto evoluta ma non al di fuori della
comprensione della fisica moderna. Il soggetto addotto racconta infatti situazioni che avvengono durante l’apparente blocco dello scorrere del tempo. Tutta l’operazione di adduzione accade dunque
in un solo "fotogramma di esistenza". Fotogramma nel quale il soggetto addotto è relegato. Nel mentre, tutte le altre creature viventi attorno a lui sono andate avanti nella freccia del tempo.
L’addotto si trova così imprigionato, durante il rapimento alieno, in una bolla temporale nella quale egli è completamente isolato dal resto del mondo e in cui accadono le vicende da lui
raccontate.
L’adduzione avviene per ottenere dall’uomo una cosa che l’alieno non possiede. Un’energia vitale che renderebbe l’alieno immortale. L’uomo, infatti, è per l'alieno un contenitore di tre
coscienze, ossia tre sorgenti vitali, definibili convenzionalmente con i nomi di anima, mente e spirito. Queste tre coscienze sono rappresentabili come gruppi di vettori o, per alcuni versi,
descrivibili come gruppi di quark colore. Agli alieni interessa solo la parte animica poiché priva dell’asse del tempo e dunque immortale. Essa dimora all’interno dei corpi umani onde effettuare
esperienza del mondo solido - il mondo nel quale viviamo - e, in particolare, esperienza riguardo l’inizio e la fine delle cose. Tra queste esperienze vi è dunque anche quella della morte ed è
per questo che attualmente l’uomo, contenitore di queste tre entità coscienti, muore.
L’alieno non sopporta l’idea di terminare la sua esperienza in questo universo tridimensionale e, per questa ragione, ha deciso di impadronirsi di questa parte animica caratteristica dell'uomo,
costringendola per mezzo della tecnologia a rimanere sempre imprigionata in contenitori - cioè corpi - alieni, i quali in questo modo non morirebbero mai fisicamente.
L’alieno moderno rappresenta dunque il mito del demone che, junghianamente parlando, ti ruba l’anima, dove l’addotto sarebbe colui che, per imperizia, avrebbe inconsapevolmente accettato un patto
con il diavolo. In questo contesto, i demoni della nostra storia vengono letti in chiave archetipica come gli alieni di oggi.
Dunque, gli alieni esistono davvero? E’ mai stato protagonista di un incontro ravvicinato del quarto tipo?
Gli alieni esistono in quanto esseri con coscienza. La coscienza è la vita e rappresenta la realtà reale della creazione - cioè l'ordine implicito - mentre lo spazio, il tempo e l’energia sono i
vettori su cui si basa l’universo virtuale, una sorta di specchio in cui la coscienza si guarda per comprendere come essa è fatta. L’alieno è diverso dall’uomo in quanto privo di parte animica e
dunque meno cosciente dell'uomo. L'uomo, sebbene inconsapevolmente, è più completo dell'alieno, ed è in realtà anche più evoluto dell'alieno.
In questo contesto, e per quanto detto sopra, l’espressione "essere stato testimone dell’adduzione" va vista da un altro punto di osservazione. Io sono testimone diretto di tutto quello a cui
voglio essere testimone. In altre parole, la mia coscienza integrata - cioè la somma delle tre coscienze di anima, mente e spirito - può decidere se comportarsi, di fronte a qualsiasi evento, o
come onda o come particella, decidendo di non interagire o di interagire con il fenomeno che ha davanti. L’idea dell’interazione produce uno stato coscienziale che trasformerà la mia coscienza in
particella, cioè ben strutturata e definibile di fronte all’evento che lo renderà altrettanto tale ai miei occhi. Ma se non desidero fare l’esperienza, la mia coscienza si trasformerà in onda,
dove la probabilità di essere lì in quel punto ed in quel momento è un numero decisamente piccolo. Io sarò dunque invisibile di fronte all’evento; e l’evento non apparirà nella mia realtà
virtuale.
In parole meno complicate, da un punto di vista quantistico la mia coscienza decide sempre quale sarà la mia esperienza. Ne consegue che è solo la mia consapevolezza (=il parametro con cui si
misura la coscienza in questo universo) a decidere se sarò rapito dall’alieno o non avrò mai questa esperienza. La scelta di tutto ciò che mi accade è solo mia. In questo contesto l’addotto
sprovveduto, che non ha capito questo meccanismo, può comprenderlo e - nel momento in cui lo comprende - decidere meglio cosa fare. Conoscendo il meccanismo delle cose virtuali, si può decidere
se continuare a perdere tempo con gli alieni o fare l’esperienza che si sceglie e non quella che gli alieni hanno forzatamente scelto per noi. E’ dunque l’addotto responsabile delle sue
adduzioni? Si! E’ dunque l’addotto colpevole delle sue adduzioni? No. Nell'ordine implicito dell'universo, ossia il reale ordine dell’universo, infatti, non esiste il concetto di dualità. Non ci
sono buoni e cattivi, giusti o ingiusti. Tale concetto è solo legato alla struttura del nostro cervello che non è in grado di comprendere come la mappa del territorio, cioè l’immagine di quello
che ti appare, è relativistica nel senso einsteiniano del termine.
Non ci sono alieni cattivi o demoni cattivi o angeli buoni. Ci sono solo soggetti vivi, cioè con coscienza, che hanno però livelli di consapevolezza decisamente diversi tra loro.
Secondo Lei, i diverbi tra scienza e religione sono destinati ad attenuarsi? La genesi biblica è un’allegoria cosmogonica? Qual è la sua interpretazione? La scienza e la religione sono due rami nati da uno stesso albero chiamato magia. Il mago era un tempo colui che consigliava il politico, era altresì lo scienziato di corte ma anche colui che parlava con Dio. La figura eidetica di Mago Merlino ne è un esempio. Il politico aveva tuttavia compreso che il potere del mago era troppo elevato e così il potere della magia fu diviso tra il potere della religione e quello della scienza. Dove la religione ha i misteri della fede (che peraltro sono insondabili come la volontà di un Dio sovente dispotico), così la scienza ha i dogmi delle leggi della fisica, le quali sono quasi altrettanto insondabili regole e - a ben vedere - anche la loro provenienza è in vari casi non particolarmente chiara. I due poteri sono dunque una rappresentazione del fatto che non esiste dualismo bensì vi è in pratica un'assoluta identità di vedute. Sia la scienza sia la religione vogliono sottomettere il mondo intero, sia la scienza sia la religione hanno regole che servono a sgravare l’uomo dalle responsabilità delle proprie azioni, sia la scienza sia la religione sostengono di agire per il bene dell’umanità, hano ambedue regole fisse che dimostrano quanto, nella regola, esiste l’inganno della divisione. Se segui la regola sei dentro il movimento. Se non segui la regola, sei fuori e così dividi l’umanità e non la unisci di certo. Per nome di scienza e religione sono stati commessi gli atti più atroci contro l’umanità. Sia la scienza sia la religione odiano la magia, ma se ne servono di nascosto o addirittura inconsapevolmente. Basti pensare ai riti magici e agli esorcismi della Chiesa Cattolica contro i nazisti e paragonarli ai tentativi di trasformare il piombo in oro dei primi alchimisti, al tentativo, da parte della scienza, di dimostrare che Dio è misurabile attraverso un elusivo bosone di Higgs. Dio siamo noi e noi siamo gli scienziati che costruiscono l’universo, attimo per attimo. Il vecchio testamento è un libretto troppo moderno per avere a che fare realmente con l’età del pianeta Terra. A meno di non prendere in considerazione il fatto che esso era in realtà già stato scritto a babilonia e che la storia babilonese del diluvio universale altro non è se non la stessa storia che è narrata negli antichi racconti delle civiltà della valle dell’Indo. Il dio degli ebrei sembrerebbe aver copiato Shiva e Vishnu?"