Veganesimo, perché?

La trasformazione di prodotti vegetali in prodotti animali ha un rendimento medio di circa il 10% causando quindi uno spreco energetico del 90%. L’alimentazione vegetariana, che con la dieta carnea sta in rapporto di 10 : 1, è dunque una pratica che la società moderna deve obbligatoriamente intraprendere. Secondo accurati studi è emerso che circa i quattro quinti della parte coltivata del pianeta è usata per alimentare gli animali e per produrre un chilo di proteine animali occorrono sette chili di quelle vegetali con un dispendio energetico, come abbiamo poc’ànzi visto, del 90%. Inoltre, l’allevamento intensivo del bestiame, determina gravi danni all’ambiente (inquinamento e consumo di enormi quantità di acqua, disboscamento, ecc.) e profondi squilibri. Se invece si coltivassero le terre solo per l’alimentazione diretta dell’uomo, l’attuale superficie agricola basterebbe a sfamare una popolazione molto più consistente dell’attuale fornendo un nutrimento più rapido ed economico (meno animali, meno degrado, più cibo per gli uomini - Battaglia, in Gamba & Martignitti, 1995).
A rafforzare poi l’idea del vegetarianesimo, non è solo la positiva valenza ecologica che tale pratica possiede, ma anche l’assurda struttura che ha assunto la zootecnia nei Paesi industrializzati. Vitelli ingrassati forzatamente costretti a vivere legati ad una cortissima catena e privati di importanti nutritivi (ferro) per favorire la produzione di un certo tipo di carne; suini tenuti a migliaia in pochi centinaia di metri quadrati soggetti a intensissimo stress; migliaia di polli stipati come sardine in gabbie metalliche; oche alimentate forzatamente per favorire lo sviluppo abnorme del proprio fegato; ecc. In questa situazione allucinante, per far fronte ad un precario stato sanitario che inevitabilmente viene a crearsi e per stimolare la “produttività” degli animali, si impiegano massiccie dosi di sostanze chimiche altamente destabilizzanti (antibiotici, ormoni, additivi, ecc.). Negli ultimi anni, nel colmo del paradosso produttivistico, si è arrivato a somministrare mangimi con proteine animali ai bovini, notoriamente “vegetariani” (con il conseguente fenomeno della BSE)! A monte di tutto giace la logica del profitto e del disprezzo degli altri esseri viventi. La scelta vegetariana allora, avrà una duplice veste: ecologica ed etica. Ma se la seconda, cioè quella etica, sarà motivo di scelta solo dei più sensibili al drammatico stato del bestiame allevato, la prima, quella ecologica, dovrà essere un’obbligo della società dell’immediato futuro. Ma poiché i governi mondiali cercheranno di allungare i tempi per una tale decisione, starà al singolo cittadino intraprendere una tale scelta, anche graduale, poiché una sensibile riduzione dell’alimentazione carnea darà certamente i suoi effetti positivi sull’ambiente e sulla stessa salute del consumatore. “Anche le moderne industrie zootecniche e ittiche presentano delle gravi pecche. Tutti sono d’accordo nell’affermare che allevando polli, bestiame e pesci il nostro modo di alimentarci migliora, ma nessuno sospetta minimamente che la produzione di carne potrebbe danneggiare la terra e l’allevamento ittico potrebbe inquinare i mari. In termini di produzione e consumo calorico, qualcuno dovrà lavorare il doppio se vuole nutrirsi di uova e latte, piuttosto che di cereali e ortaggi. Se vuole mangiare della carne, dovrà lavorare sette volte di più. A causa della scarsa resa energetica, l’allevamento moderno non può essere considerato ‘produzione’ in senso letterale. Infatti, l’effettivo rendimento energetico si è ridotto a tal punto, e lavoro e fatica umani sono arrivati a un tale livello, che l’uomo sta perfino considerando la possibilità di incrementare l’efficienza della produzione zootecnica mediante l’allevamento di razze geneticamente migliorate” (Fukuoka, 2001).
L’uomo all’origine era carnivoro solo occasionalmente, dando prevalenza ad una alimentazione sostanzialmente frugivora. L’analisi del suo aspetto fisico ne conferma il fatto: dentatura priva dei grossi canini, mancanza di unghie offensive e un lungo intestino. Il carnivoro, di converso, ha un intestino molto corto (per non assorbire le tossine della carne), grossi ed acuminati canini per lacerare la carne ed unghia per ferire. La struttura dell’intestino umano consente, vista la sua lunghezza, l’assorbimento di tutte le sostanze tossiche della carne, e causa, per chi ne fa un uso eccessivo, l’insorgere di numerose malattie degenerative tra cui il cancro.
Non dimentichiamoci poi, solo per fare un breve cenno, alle gravissime manipolazioni genetiche che si vogliono, o meglio già si stanno già attuando, sia sugli animali che sui prodotti agricoli (i cosiddetti OGM, ovvero organismi geneticamente modificati) con la scusa che daranno il cibo per tutti gli esseri umani (si creeranno per esempio animali con crescite ultra-rapide e di dimensioni superiori) e saranno immuni da particolari parassitosi e così via. Questo senza pensare che un’agricoltura geneticamente manipolata porterà incalcolabili effetti devastanti anche sul mondo selvatico con contaminazioni che non si riescono nemmeno ad immaginare. Una semplice recente dato, per citarne solo uno, riferisce che 60 pesci OGM sono sufficienti a far estinguere un branco di 60 mila “normali” (Mochi C., 2001). Non parliamo ovviamente cosa accadrà alle persone che si alimenteranno di questi prodotti (agricoli o di origine animali) e non è una visione pessimista se si afferma che prima o poi tutti si alimenteranno di questi “nuovi” prodotti”. Situazioni similari del passato, anche di altri settori, ci forniscono fin troppe certezze.
Un solo breve passaggio è poi utile riportare per rendersi ancor più conto delle follie che l’uomo moderno ha partorito. Con l’avvento dell’agricoltura chimica che massivamente ha inquinato insieme all’industria il pianeta terra, i prodotti del suolo sono diventati sempre più dei prodotti per così dire simili a sostanze di “sintesi chimica” sempre meno ricchi di elementi nutritivi ed organolettici e sempre più opulenti di veleni e alterazioni profonde. Poi una delle scene “più comiche” viene dall’improvviso risveglio dell’uomo che, un po’ consapevole della via intrapresa, cerca di correggere il tiro per produrre alimenti agricoli cosiddetti “biologici”. Cioè quello che si è fatto per migliaia di anni in agricoltura e poi spazzato via dalla chimica ora si cerca di farlo ritornare sul piatto. Una semplice seduta psicanalitica farebbe dire al medico che il paziente soffre di una vera e propria mancanza di memoria, di una totale dimenticanza dal sano ragionare. Aveva dimenticato ciò che sapeva fare molto bene e che aveva sperimentato per centinaia di generazioni. Poi, ed ecco lo smemoramento, improvvisamente ha preferito praticare la via dell’avvelenamento, in netto contrasto con ciò che di buono poteva offrire la madre terra. Ma la troppa intossicazione forse ha risvegliato un po’ il paziente ed ha ricominciato a riprendere a piccolissimi passi una parte della via maestra anche perché tra l’altro vuole pure disintossicarsi. Fuori della metafora si può dire che il futuro ci darà qualche risposta in tal senso anche se nel concreto le prospettive non sembrano affatto buone.
“Nella società odierna, l’uomo è avulso dalla natura e la conoscenza umana è arbitraria. Per fare un esempio, supponiamo che uno scienziato voglia comprendere la natura. Potrebbe iniziare con lo studio di una foglia, ma poi le sue ricerche proseguirebbero inevitabilmente nell’analisi delle molecole, degli atomi e delle particelle subatomiche, perdendo di vista la foglia originaria.
Gli studi sulla fissione e sulla fusione nucleari sono oggi il campo di ricerca più dinamico e all’avanguardia e, con lo sviluppo dell’ingegneria genetica, l’uomo ha acquistato la capacità di modificare la vita a proprio piacimento: autonominatosi sostituto di Dio, egli si è impadronito di una sorta di terribile bacchetta magica.
E cosa potrebbe voler sperimentare l’uomo nel campo dell’agricoltura? Probabilmente intende cominciare con la creazione di curiose piante ottenute mediante la ricombinazione genetica interspecifica. Non dovrebbe essere difficile realizzare gigantesche varietà di riso. Gli alberi verranno incrociati con il bambù e le melanzane cresceranno sulle piante dei cetrioli. Sarà persino possibile far maturare i pomodori sugli alberi. Trapiantando poi geni delle piante leguminose nei pomodori o nel riso, gli scienziati produrranno pomodori contenenti rizobio, batterio che fissa l’azoto presente nell’aria. I pomodori e il riso così ottenuti non avranno più bisogno di fertilizzanti azotati: non c’è dubbio che i contadini prenderebbero al volo una simile occasione. L’ingegneria genetica verrà sicuramente applicata anche agli insetti. Se verranno creati ibridi come mosche-api o farfalle-libellule, non saranno più in grado di distinguere gli insetti benefici da quelli nocivi. Proprio come la formica regina non produce altro che formiche operaie, anche l’uomo cercherà di creare qualsiasi insetto o animale possa tornargli utile. Alla fine le cose potrebbero arrivare al punto di creare ibridi di volpi e procioni da mostrare allo zoo e potremmo vedere addirittura umani-vegetali o umani-macchina creati solo per lavorare. Le creature più ridicole, se realizzate in nome del progresso della medicina, diciamo, riceveranno il consenso e il plauso generale.” (Fukuoka, 2001).
Questi ultimi esempii dimostrano per l’ennesima volta ciò che è l’uomo: un essere semplicemente spregevole (per usare una terminologia ”diplomatica”) che mostra ancora una volta la sua vera immagine senza la maschera della propria falsa moralità ed etica. Ed egli ci apparirà finalmente così com’è: senza volto!
Riportiamo ancora qualche passo molto acuto di Fukuoka (2001) che ci illuminerà ancor meglio sull’agricoltura “scientifica” contemporanea e sul declino dell’uomo per aver intrapreso una via sbagliata. “Spesso parliamo di ‘produrre cibo’, ma i contadini non producono il cibo della vita. Soltanto la natura ha la capacità di creare qualcosa dal nulla e gli agricoltori possono esclusivamente farle da assistenti. L’agricoltura moderna è solo un’industria di trasformazione che impiega energia derivata dal petrolio sotto forma di fertilizzanti, pesticidi e macchinari per fabbricare prodotti alimentari sintetici che non sono altro che imitazioni scadenti del cibo naturale.
L’agricoltore oggi è diventato un mercenario della società industrializzata. Egli cerca, senza successo, di arricchirsi coltivando con l’ausilio di sostanze chimiche, un’impresa che metterebbe a dura prova anche la Dea della Misericordia dalle Mille Mani. L’agricoltura naturale, autentica e originale forma di coltivazione, rappresenta il metodo ‘senza metodo’ della natura, la strada immutabile di Bodidarma. Sebbene possa sembrare fragile e vulnerabile, è in realtà un metodo molto potente perché porta alla vittoria senza aver combattuto; è un metodo buddhista di coltivazione che si rivela molto fruttuoso senza danneggiare il terreno, le piante e gli insetti. L’obiettivo dell’agricoltura naturale e la non-azione e il ritorno alla natura. E’ un movimento centripeto e convergente. Al contrario, l’agricoltura scientifica si allontana dalla natura seguendo i capricci e i desideri dell’uomo, con un movimento centrifugo e divergente. Dato che questo movimento di espansione verso l’esterno non può essere fermato, l’agricoltura scientifica è condannata all’estinzione. L’umanità ha abbandonato la natura e solo di recente ha cominciato a rendersi conto, con crescente inquetudine, della sua pietosa condizione di orfana dell’universo. Eppure, anche quando l’uomo si sforza di tornare alla natura, scopre di non sapere più cosa essa sia e che, per di più, egli ha distrutto e perso per sempre la natura cui tenta invano di tornare. Per raggiungere un’umanità e una società fondata sulla ‘non-azione’, l’uomo deve rivedere tutto ciò che ha fatto in passato e liberarsi via via di tutti i falsi concetti di cui sono imbevuti lui e la sua società. Questo è il momento della ‘non-azione’. L’agricoltura naturale può essere considerata un settore di questo movimento. La conoscenza e le fatiche umane si espandono diventando inutili e complesse. Dobbiamo arrestare questa espansione, convertire, semplificare e ridurre i nostri sforzi e la nostra conoscenza per mantenerci in armonia con le leggi della natura. L’agricoltura naturale è più di una semplice innovazione nell’ambito delle tecniche agricole; è l’elemento base pratico di un movimento spirituale, di una rivoluzione tesa a cambiare il modo di vivere umano”. A proposito della distruzione e della deleteria contaminazione degli ambienti a causa dell’impiego dei pesticidi vorremmo concludere il paragrafo con le indimenticabili, ammonitrici e realmente tristi parole di Rachel Carson (1963): “C’era una strana quiete. Gli uccelli, ad esempio, dove erano andati? ... Fu una primavera senza voci. Il mattino che all’alba vibrava del coro di tordi, uccelli gatto, colombi, ghiadaie, scriccioli e di tutta una serie di altre voci, adesso non riecheggiava di alcun suono; sui campi, sui boschi e sulle paludi aleggiava solo il silenzio”.
Riflettiamo su tutto e decidiamo di divenire VEGANI, una grande scelta ecologica e morale. Solo così contribuiremo a salvaguardare il pianeta terra, con una agricoltura sostenibile e uno stile di vita esente da cattiverie ed inutili stragi. Chi scrive è e sarà sempre vegano. Il lettore ci pensi bene prima di continuare con la sua alimentazione carnivora. Se la lascierà farà un atto profondamente ecologico, sostenibile, morale e salutistico.

 

Fonte: Ecologia Profonda